Da Parigi. Le dimissioni del primo ministro francese, Élisabeth Borne, sono il risultato del suo fallimento nel perseguire uno dei principali obiettivi voluti dal presidente, Emmanuel Macron: allargare la maggioranza di governo a destra. Lo dimostra innanzitutto il fatto che, a fronte di una maggioranza poco compatta, il primo ministro ha utilizzato per ben 23 volte l’articolo 49.3 della Costituzione, secondo cui il governo può far approvare un disegno di legge anche senza una votazione formale all’Assemblea Nazionale. Inoltre, le trattative con i Repubblicani e il Rassemblement National di Marine Le Pen su leggi inerenti temi caldi, come pensionamento e immigrazione, si sono rivelate fallimentari.
Nella storia della Quinta Repubblica francese è accaduto spesso che un primo ministro si sia dimesso a causa di divergenze col presidente della Repubblica. Nella maggior parte dei casi, tra le due figure nasceva troppa competitività. Al contrario, la peculiarità di queste dimissioni sta nel fatto che Macron è alla ricerca di un personaggio forte e capace di dare maggiore popolarità al suo partito. In effetti, le sfide del 2024 sono tante: le elezioni europee, le Olimpiadi a Parigi e l’80° anniversario dello sbarco in Normandia.
Allo stesso tempo, però, la società francese sta diventando sempre più «violenta e antiestablishment», come notato nell’ultimo rapporto dell’istituto Montaigne. I francesi non si sentono rappresentati da un partito come Renaissance che non governa le regioni, tantomeno le città, sono insoddisfatti dei servizi (sanità, formazione, trasporti) e si sentono minacciati all’interno (immigrazione, terrorismo, cultura woke). Risultato: quando mancano più di tre anni, già si parla delle prossime elezioni presidenziali.
Consapevole di questa situazione, Macron è prontamente corso ai ripari presentando a Matignon — residenza del primo ministro — un nome giovane e con ampio consenso elettorale. Gabriel Attal, già portavoce di Macron tra il 2020 e il 2022, è diventato da oggi il più giovane primo ministro della Quinta Repubblica: 34 anni, apprezzato più nelle comunità rurali che in città, come ministro dell’Istruzione nei mesi scorsi ha ottenuto popolarità con la decisione di vietare l’abaya nelle scuole e viene descritto da molti come un modello del nuovo centro-destra francese.
L’Osservatore Romano – 9/1/2024