Per il numero 3/23 di Limes, “Israele contro Israele“, ho intervistato Pierbattista Pizzaballa, patriarca di Gerusalemme dei Latini. Di seguito un estratto dell’intervista.
LIMES Cosa pensa la popolazione araba del conflitto tra Mosca e Kiev?
PIZZABALLA Gran parte degli arabi cristiani in Terrasanta è dalla parte della Russia di Vladimir Putin. Il mondo arabo non ama gli Stati Uniti. Tutto ciò che è contro gli Stati Uniti piace agli arabi. Soprattutto agli arabi cristiani. Durante le guerre in Iraq e in Siria, Putin è intervenuto in maniera chiara contro lo Stato islamico. Inoltre, gli arabi cristiani nutrono simpatia per la Russia perché ritengono che la presenza di Mosca in Medio Oriente abbia tutelato i diritti dei cristiani. Ciò vale ancor più per i palestinesi, perché vivono come una ferita profonda la loro storia e leggono il corso degli eventi attraverso il filtro della propria esperienza. I palestinesi pensano che l’Europa non conceda alla Russia di poter fare in Ucraina ciò che a Israele è consentito fare da anni in Palestina.
Mons. Pierbattista Pizzaballa è nato a Cologno al Serio (BG) il 21 aprile 1965. Ha vestito l’abito religioso il 5 settembre 1984 a Ferrara. Trascorso un periodo a Roma si è trasferito in Terra Santa, a Gerusalemme, nell’Ottobre 1990. Dal 2 luglio 1999 entra formalmente a servizio della Custodia di Terra Santa. Pierbattista Pizzaballa è stato nominato Custode di Terra Santa per la prima volta nel maggio del 2004, per un periodo di sei anni. Nel maggio 2010 è stato riconfermato, dal Ministro Generale dell’Ordine dei Frati Minori, per un altro mandato di tre anni e, nel Giungo 2013, per successivi tre anni. Il 24 giugno 2016, dopo avere accettato le dimissioni per raggiunti limiti di età di Sua Beatitudine il Patriarca Fouad Twal, papa Francesco ha nominato Pizzaballa Amministratore Apostolico del Patriarcato latino di Gerusalemme sede vacante. Il 24 ottobre 2020 papa Francesco lo ha nominato patriarca di Gerusalemme dei Latini. Pizzaballa parla italiano, ebraico moderno, inglese.
LIMES Per risolvere le controversie tra Israele e Palestina, si parla ancora della soluzione dei due Stati. Che però è complicata dalla difficile convivenza tra due popoli rivali. Soprattutto, non c’è continuità territoriale. Questa soluzione è plausibile? O bisogna pensare ad altro?
PIZZABALLA È illusorio pensarci ora, perché al momento una soluzione non esiste. Due popoli, due Stati è formula sempre più complicata, come anche l’opzione dello Stato unico. In ragione dei fallimenti degli accordi precedenti, bisognerebbe pensare non tanto a soluzioni ideali, quanto ad avviare processi che tengano conto di quei fallimenti. Abbiamo stretto degli accordi, ma abbiamo lavorato con la popolazione? Abbiamo preparato il terreno? Abbiamo pensato all’ambito culturale e educativo? Forniamo prospettive di vita realistiche? Si deve lavorare sul lungo periodo senza pensare a soluzioni immediate. Non bisogna limitarsi a fare dichiarazioni. Occorrono gesti concreti sul territorio capaci di ricostruire la fiducia. Si dovrà comunque pensare a soluzioni creative.
In questo senso, una mediazione esterna sarà necessaria. Ma nessuna soluzione potrà essere imposta da fuori. Non funzionerebbe. Israeliani e palestinesi resteranno qui; nessuno sa dire entro quali forme, ma dovranno comunque essere loro a deciderle. Solo in quel contesto una mediazione potrà essere utile. Urge insomma che le due parti decidano e accettino prima di tutto di parlarsi. A oggi non sembra probabile che ciò avvenga presto.
L’intervista completa è disponibile qui: https://www.limesonline.com/cartaceo/in-terrasanta-non-ci-si-parla-piu