Che gli incendi provochino enormi conseguenze economiche è evidente. Ma non tutti gli incendi sono uguali. Né lo sono le conseguenze economiche, spesso indirette, estese ben oltre i confini delle fiamme e i singoli territori.

Quintana, Texas. Il terminal Freeport Lng riceve circa 2 miliardi di metri cubi di gas al giorno, il 16 per cento della capacità totale di esportazione di gas naturale liquefatto degli Stati Uniti. Dopo essere estratto dalle rocce, il gas è inviato in terminal come quello texano tramite gasdotto, poi viene liquefatto e caricato a temperature bassissime su navi petroliere che arrivano nei Paesi europei e asiatici, cui spetta il compito di riscaldare il gas, portarlo allo stato naturale gassoso attraverso impianti di rigassificazione e infine immetterlo nei tubi. Nel giugno 2022 il terminal di Quintana va in fiamme. Un incidente genera una palla di fuoco alta quasi 140 metri e costringe l’impianto a restare chiuso inizialmente per tre settimane. Ma la chiusura viene prolungata e l’impianto dovrebbe tornare a funzionare parzialmente nel mese di novembre.

Diverse le conseguenze economiche. Negli Stati Uniti i prezzi futures sul gas naturale in consegna a luglio sono scesi del 6,1 per cento. Il rialzo dei prezzi, che puntava ai massimi mai raggiunti negli ultimi tredici anni proprio a causa del grande volume di gas esportato che riduceva il volume delle scorte nazionali, finalmente si ferma. Perché il gas continua ad essere prodotto, ma se l’impianto è chiuso il gas non può essere esportato e le forniture nazionali tornano ad aumentare. In Europa e in Asia avviene il contrario. In poche ore i prezzi del gas subiscono un rialzo del 60 per cento perché gli Stati Uniti sono fra i primi esportatori al mondo di gas naturale liquefatto al mondo, soprattutto in Europa e in Asia.

Incendi e continente americano: un legame drammaticamente rappresentato dalla regione di Hollywood e San Francisco, delle spiagge ma anche delle foreste di sequoie e degli immensi terreni agricoli. La California ha vissuto la stagione peggiore nel 2020 quando, in un solo anno, le perdite generate da incendi boschivi ammontavano a una cifra compresa tra i 5 e i 9 miliardi e quando oltre quattro milioni di acri di terreno andavano in fumo.

Proprio sugli incendi in California nel 2020 si è concentrato lo studio pubblicato di recente dalla rivista «Enviromental Pollution», che fa emergere un dato interessante quanto inquietante: in un solo anno gli incendi avrebbero rilasciato circa 127 milioni di tonnellate di anidride carbonica, mentre le riduzioni di emissioni di anidride carbonica che si erano ottenute in ben diciotto anni sarebbero pari a circa 65 milioni di tonnellate. Diciotto anni di fotovoltaico, solare, elettrico, risparmio energetico e politiche ambientali spazzati via dalle fiamme di un solo anno, da «una singola, devastante stagione di incendi in California», come ha titolato il «Los Angeles Times».

Lo studio della rivista Enviromental Pollution è conquistabile a questo link: https://www.sciencedirect.com/science/article/pii/S0269749122011022#bib1

Lo studio mostra anche come nella regione, durante il 2020, gli incendi boschivi sono stati secondi solo ai trasporti come causa del riscaldamento climatico, provocando danni ben più gravi dell’industria e della produzione di energia elettrica. Ciò potrebbe avvenire anche in tante altre regioni esposte costantemente a rischi ambientali simili. E allora, visti i numeri forniti dalla scienza e riportati da innumerevoli testate americane, spetterebbe alla politica domandarsi: quali sono le vere cause del cambiamento climatico? Quanto inquinano gli incendi? È possibile che anni di sforzi e sacrifici in nome di un cambio di rotta necessario ma con impatti enormi sulla vita di cittadini e imprese, vadano letteralmente in fumo a causa degli incendi? È possibile passare anni e spendere soldi a produrre auto elettriche o pannelli fotovoltaici se poi non si è capaci neanche di prevedere e affrontare un incendio, tra i principali responsabili del riscaldamento del pianeta? Perché la politica fa fatica a comunicare con la scienza e a convertire i suoi numeri in azioni di interesse pubblico?

E ancora, si può combattere il cambiamento climatico facendo convertire interi settori industriali che poi magari hanno uno scarso impatto sulle emissioni (si pensi all’automotive), senza prepararsi adeguatamente a prevenire e affrontare incendi su vasta scala responsabili invece di milioni di tonnellate di gas serra emesse nell’aria?

È green solo l’auto elettrica o anche la prevenzione di un incendio, che porta con sé anche progetti e posti di lavoro? Mentre si cercano risposte, un aiuto da casa: se le conseguenze economiche degli incendi sono tante e negative, le conseguenze economiche della prevenzione, così come della buona politica, sarebbero tante e positive.

L’Osservatore Romano – 04/11/2022