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Seoul, 10. Il conservatore Yoon Suk-yeol ha vinto le elezioni presidenziali tenutesi ieri in Corea del Sud. Il divario con il candidato democratico, Lee Jae-myung, è stato di soli 0,73 punti percentuali, pari a circa 250.000 voti. Yoon ha ottenuto circa il 48,6 per cento dei voti contro il 47,8 per cento di Lee. Sulla Corea del Nord, il presidente eletto Yoon ha detto che risponderà «con severità a qualsiasi comportamento illegale o irragionevole del Paese», assicurando che la finestra del dialogo con Pyongyang «rimarrà sempre aperta». Il neo-eletto sudcoreano ha ricevuto gli auguri di Washington e Tokyo. Con il presidente Biden c’è stato un colloquio telefonico e lo staff di Yoon avrebbe già parlato di una visita a Washington a maggio. Il premier giapponese Kishida ha precisato che «intendiamo collaborare da vicino con il nuovo presidente per sviluppare legami più stretti». Dopo la chiusura delle urne, circa il 77 per cento dei 44 milioni di aventi diritto al voto del paese aveva votato, secondo la commissione elettorale nazionale della Corea del Sud.
La Corea del Sud andrà mercoledì alle urne per votare il nuovo Presidente della Repubblica. I candidati principali sono Lee Jae-myung (Partito democratico) e Yoon Suk-yeol (People Power Party). Quest’anno saranno più di 44 milioni gli elettori coreani iscritti nelle liste.
Termina dunque così una campagna elettorale complessa, caratterizzata addirittura da un’aggressione fisica, avvenuta ieri a Seoul da parte di uno sconosciuto, a danno del leader democratico Song Young-gil.
I candidati viaggerebbero entrambi intorno al 38 per cento dei consensi. Fondamentale è stato il passo indietro di Ahn Cheol-soo, rappresentante del Peoplès Party, cui i sondaggi attribuivano almeno il 10 per cento dei voti. Ahn è pubblicamente sceso a favore del conservatore Yoon, ma non è chiaro dove possano finire le sue preferenze elettorali. Se è vero che nel sistema sudcoreano il voto si decide per appartenenza regionale (nelle regioni orientali si tende a preferire i democratici, in quelle occidentali prevalgono i conservatori), non si possono trascurare le grandi città. Nella primavera 2021, a Seoul e Busan, le due più grandi città della Corea del Sud, i nuovi sindaci conservatori hanno vinto con larga maggioranza. Il risultato di domani sarà condizionato anche dalla politica governativa degli ultimi cinque anni, guidata dal presidente uscente Moon Jae-in, al governo dal 2017.
La Corea del Sud è la decima economia del mondo e la quarta del continente asiatico. Nel 2021 il Prodotto interno lordo è cresciuto del 4 per cento. È il valore più alto da undici anni. Il risultato è trainato dal balzo di esportazioni (+9,7 per cento rispetto al -1,8 per cento nel 2020), importazioni e consumi. Lo sviluppo economico della Corea del Sud, iniziato nel 1948 con l’adozione della Costituzione, la presidenza di Lee Sǔngman e l’influenza degli Stati Uniti, ha visto un’accelerazione negli ultimi anni.
Oggi Seoul è un polo di innovazione e tecnologia. Tra il 2019 e il 2020 le piattaforme digitali sono aumentate del 30 per cento. Insieme a Taiwan, Seoul è leader nella produzione globale di semiconduttori: nel 2021 le esportazioni dei materiali speciali usati per realizzare le componenti dei chip sono cresciute del 29,4 per cento. Un dato destinato ad aumentare perché, nei prossimi dieci anni, il governo supporterà la K-Semicondouctor Belt, la catena di approvvigionamento più estesa al mondo: 452 miliardi di dollari da investire in risorse umane, tassazione e infrastrutture (idriche ed elettriche).
Apertura economica significa possibilità di investire di più nella difesa – nel 2021 la voce di questa spesa è aumentata di quasi il 5,4 per cento rispetto al 2020 – e nella cultura – l’industria cinematografica coreana è in grande espansione, come dimostrano il film premio Oscar Parasite o alla serie-tv Squid Game.
Tuttavia, anche in Corea del Sud sembra aggirarsi lo spettro dell’inflazione. Secondo l’ufficio nazionale di statistica, nel 2021 l’indice dei prezzi al consumo ha registrato un aumento del 3,7 per cento su base annua. Si tratta dell’aumento più alto dal 2011. Altro problema è poi la distribuzione della ricchezza. L’Istituto affari Internazionali ha precisato che «il divario sociale rimane il secondo più alto tra i membri dell’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico (Oecd). A fare le spese della crisi sono stati in particolare i giovani: la Corea del Sud si posiziona al 27esimo posto (su 35) tra i Paesi Oecd per il tasso di impiego della popolazione tra 25 e 54 anni».
Ma il tasto più delicato resta il rapporto con Pyongyang. Nord e Sud, oggi, sono in tregua. Non in pace. Dopo il fallimento della sunshine policy, la politica di apertura verso il Nord ripresa da Moon tra il 2018 e il 2020, le due visioni del mondo diverse sono emerse chiaramente.
Dall’inizio del 2022 ad oggi, la Corea del Nord ha lanciato in orbita almeno sette missili. L’ultima esplosione è avvenuta pochi giorni fa.v
Non solo: lo scorso due marzo, alle Nazioni Unite, l’Assemblea generale ha adottato una risoluzione per riaffermare sovranità, indipendenza e integrità territoriale dell’Ucraina. Pyongyang è stato uno dei cinque Paesi a votare contro, Seoul uno dei 141 a votare a favore.
Sabato si è chiuso il primo round delle elezioni anticipate. La Commissione elettorale sudcoreana ha evidenziato un’affluenza record del 36,93 per cento. In effetti, la sfida è incerta e, nonostante il focus sull’Ucraina, l’attenzione su ciò che avviene nella penisola coreana è molta. Anche Stati Uniti, Cina e Giappone monitorano i rapporti sempre più tesi tra Seoul e Pyongyang. E sanno che le elezioni nel Sud possono compromettere la stabilità dell’intera regione coreana. I conservatori potrebbero seguire una politica più aspra nei confronti della Corea del Nord. Ma ciò potrebbe far precipitare l’apparente stabilità nella penisola. Dall’altro lato, la sunshine policy democratica deve indubbiamente trovare nuovi compromessi per essere rilanciata.
L’Osservatore Romano – 8/3/2022