C’è speranza per il Myanmar. Ed è questa, anche alla luce dei molteplici appelli di Papa Francesco, la prima importante notizia che emerge dal vertice Asean, svoltosi a Vientiane, in Laos, e terminato l’11 ottobre scorso. Fondato nel 1967 per promuovere l’integrazione economica regionale, allargato a dieci paesi del sud-est asiatico e mirato al dialogo con altri importanti attori come Stati Uniti, Cina, Russia, Giappone e Corea del Sud, anche quest’anno l’Asean (Association of South-East Asian Nations) ha dovuto dare priorità alla sicurezza strategica dell’area. E uno dei temi più scottanti ha riguardato proprio il Myanmar, lacerato da una crisi politica, economica e umanitaria specie dopo il golpe militare del 2021. Le notizie che fanno ben sperare sono due. La Thailandia ha proposto di tenere una consultazione «informale» dell’Asean a Bangkok a dicembre per «portare la pace in Myanmar» e tutti i membri hanno accettato di partecipare. Poi, per la prima volta, la giunta militare birmana ha inviato un rappresentante non politico al vertice. Su questo tema la presidenza del Laos ha svolto un ruolo centrale, lasciando alla Malaysia — prossimo paese che ospiterà il vertice — una certa eredità da gestire.
Non sarà facile perché, oltre al Myanmar, il sud-est asiatico deve fare i conti con le tensioni nell’Oceano Pacifico, soprattutto a causa delle tensioni tra Filippine e Cina. Mentre Manila rafforza i suoi legami economici e militari con gli Stati Uniti, il presidente filippino Ferdinand Marcos jr. ha approfittato del vertice Asean per ricordare che Pechino continua ad alimentare «gravi tensioni» e che «tali atteggiamenti non possono essere ignorati»; perciò richiedono «seri sforzi da parte nostra». Sebbene tutti i paesi presenti si oppongano all’idea di una Nato asiatica proposta dal nuovo primo ministro giapponese Shigeru Ishiba, anche Vietnam, Thailandia e Singapore hanno espresso preoccupazioni riguardo alle attività cinesi. Come soluzione, le Filippine insistono sull’attuazione di un codice di condotta nel Pacifico su cui l’Asean sta lavorando da anni insieme alla Repubblica Popolare Cinese.
Dal canto suo Pechino rivendica l’80 per cento del Mar Cinese meridionale attraverso la «linea dei 9 tratti» e, dal 2013, ha costruito isole artificiali e avamposti militari. Tuttavia, la Seconda secca di Thomas si trova vicino all’isola filippina di Palawan e rientra nella zona economica esclusiva di Manila. Oggetto della disputa territoriale è diventata la presenza della “Sierra Madre”, relitto filippino usato dal 1999 come avamposto contro le rivendicazioni cinesi e per reclamare la sovranità dell’area.
Altra incognita per il sud-est asiatico sarà capire come sarà accolto il nuovo presidente indonesiano. Il 20 ottobre si è insediato il governo di Prabowo Subianto. Ex ministro della Difesa, comandante delle forze speciali sotto la dittatura di Suharto e congedato dall’esercito per ripetute violazioni dei diritti umani, Prabowo è visto da parte della popolazione locale come una figura controversa. Nonostante ciò, nel marzo scorso è riuscito a ottenere i voti di 96 milioni di indonesiani. La sua coalizione ora controlla l’81 per cento dei seggi in Parlamento. Ci sono due ragioni principali per questi risultati. Primo: l’accordo tacito con l’ex presidente Widodo, che lo ha nominato ministro della Difesa nel 2019 e, durante la campagna elettorale, ha fatto candidare suo figlio come vicepresidente di Prabowo. Poi, la campagna sui social media di Prabowo, cruciale in un paese dove circa il 60 per cento degli elettori ha meno di 40 anni. Tuttavia, la mancanza di una vera opposizione in Parlamento potrebbe creare tensioni tra la popolazione.
È sul fronte economico che, infine, l’Asean è riuscita a registrare sviluppi positivi. I dieci paesi hanno espresso il loro sostegno per accelerare i negoziati per l’adesione di Timor Leste. Inoltre, per dimostrare la coesione della regione nel campo degli investimenti esteri, è stato lanciato l’Asean Investment Action Plan 2025-2030. Un altro obiettivo è coordinare la gestione dei disastri climatici, viste le inondazioni di questi giorni in Vietnam, Laos, Thailandia e Myanmar. I rapporti con l’Unione europea sono in miglioramento, specie dopo il rinvio della regolamentazione sulla deforestazione, mentre il premier cinese Li Qiang ha dichiarato che i negoziati per aggiornare l’accordo di libero scambio tra Asean e Pechino (Acfta 3.0) sono vicini alla conclusione.
L’Osservatore Romano – 23/10/2024