La quinta volta è quella buona. Dopo l’ennesima candidatura e la prima vittoria alle elezioni del Partito liberal democratico, l’ex ministro della Difesa Shigeru Ishiba è il nuovo primo ministro del Giappone. 67 anni, «otaku» ossia ossessivo della difesa, fanatico di treni, navi da guerra e aerei da combattimento, anticonformista, allievo di Tanaka Kakuei cioè del «primo ministro dei comuni cittadini» e popolare grazie alla sua campagna porta a porta, Ishiba è riuscito a vincere le elezioni più difficili interne allo storico partito.
E le novità non sono tardate ad arrivare: Ishiba vuole sciogliere la Camera dei rappresentanti e indire elezioni anticipate per il prossimo 27 ottobre. Così facendo, egli conferma tanto la sua attenzione alla ricerca del consenso popolare quanto il suo distacco con lo strapotere del partito – è sempre stato un personaggio divisivo per i liberaldemocratici. Ricordando quanto sia «importante che la nuova amministrazione venga giudicata dal popolo», Ishiba intende dire che vincere le elezioni interne a un partito scosso dalle dimissioni dell’ex primo ministro Fumio Kishida, dallo scarso consenso popolare, dagli scandali legati all’utilizzo irregolare dei fondi e dallo strapotere delle fazioni interne («habatsu») non è abbastanza.
Anche per mettere a tacere le voci secondo cui, dopo Shinzo Abe e Fumio Kishida, ora Tokyo ripiomberà nella logica del «premierato a porta girevole», Ishiba vuole riconquistare l’opinione pubblica. Non sarà facile. Il Giappone è un Paese vecchio – ha l’età media più alta al mondo (49 anni) – e con pochi bambini – nel 2023 ne sono nati 758.631, il minimo storico. Inoltre, presenta il divario di genere più ampio tra i Paesi sviluppati e politiche migratorie carenti. Nel 2024 l’economia ha rallentato. A febbraio il Giappone è stato superato dalla Germania come terza economia mondiale, mentre ad agosto la svalutazione dello yen – che da tempo prosegue incontrastata – ha scosso i mercati. Pesano poi l’inflazione, le dinamiche salariali e le differenze regionali.
Ishiba ha promosso le sue soluzioni e, dopo aver convinto gli iscritti al partito, vuole convincere il resto del Paese. Rivitalizzare le zone periferiche, meno popolose e sviluppate rispetto alle aree metropolitane, puntare su nucleare e rinnovabili, sostenere la domanda interna e rafforzare la tassazione del reddito finanziario personale. Poi, in quanto ex ministro della Difesa, concentrarsi sulla politica estera. «Proteggerò il Paese», è lo slogan con cui Ishiba ha promosso l’idea di ripensare l’alleanza militare con gli Stati Uniti perché – come si legge nel suo ultimo libro – «non credo che il Giappone sia ancora indipendente»: da qui, l’idea di convertire le basi americane in basi congiunte con Tokyo o di creare una «Nato asiatica». Difficilmente Washington approverà, ma ciò significa che le riforme varate da Kishida – aumento del bilancio della difesa, ristrutturazione industriale della difesa e introduzione della legge per l’esportazione di armi – saranno portate avanti.
Peraltro, una maggiore indipendenza sarebbe conveniente se il fronte regionale fosse stabile. Invece, tra la Russia che invade lo spazio aereo nipponico, i missili nordcoreani e i tentativi di ricostruire i rapporti con la Corea del Sud, il Giappone sta vivendo fasi turbolente pure con la Repubblica Popolare Cinese. Dopo che, davanti a una scuola nipponica di Shenzhen, nella Cina meridionale, un bambino giapponese è stato ucciso a coltellate da un uomo cinese di 44 anni, Tokyo ha chiesto «spiegazioni» a Pechino, mentre Panasonic, Toshiba e Toyota si sono dette preoccupate per la sicurezza dei loro lavoratori in Cina.
Sebbene i due Paesi siano giunti a un compromesso affinché i cinesi «riprendano gradualmente» a importare prodotti ittici nipponici, la portaerei cinese Liaoning, accompagnata da due cacciatorpediniere, è entrata per la prima volta nella «zona contigua» giapponese. Il 26 settembre le forze marittime di Giappone, Australia e Nuova Zelanda hanno effettuato un passaggio congiunto nello Stretto di Taiwan, mentre un mese prima un aereo di ricognizione cinese Y-9 aveva violato lo spazio aereo giapponese, seguito pochi giorni dopo da una nave cinese vicino alla prefettura di Kagoshima. E, dopo la nomina di Ishiba e le elezioni anticipate, le modalità diverse di concepire la propria proiezione geopolitica tra Cina e Giappone nell’Indo-Pacifico potrebbero emergere ancora più nettamente.
L’Osservatore Romano – 02/10/2024