In occasione del Forum delle Isole del Pacifico, il Giappone ha espresso una chiara opposizione a qualsiasi tentativo unilaterale di cambiare lo status quo dell’area con la forza. Durante l’incontro nella capitale delle Fiji, Suva, il ministro degli Esteri giapponese Yōko Kamikawa ha ribadito l’importanza di un «ordine internazionale basato su regole» e ha promesso che continuerà a sostenere i Paesi di maggiore importanza strategica nella regione.

Le ambizioni nipponiche sono condivise da molti Paesi della regione, anche se non mancano alcune criticità. I restanti 17 membri del Forum (tra cui Australia, Nuova Zelanda, Nuova Caledonia e Polinesia francese) hanno chiesto al Giappone di «fare chiarezza» sul rilascio di acqua reflua trattata dalla centrale nucleare di Fukushima nel Pacifico. Bisogna poi considerare i buoni rapporti tra diversi Stati insulari del Pacifico e la Cina, con cui invece Tokyo ha ancora diverse contese territoriali: basti pensare alle isole Senkaku, controllate da Tokyo, ma rivendicate da Pechino.

Un capitolo a parte merita la questione nord-coreana. I 18 Paesi hanno espresso «preoccupazione» per l’aumento dei missili balistici lanciati da Pyongyang, invitandola ad accettare le «ripetute offerte di dialogo» da parte di Giappone, Stati Uniti e Corea del Sud. Eppure, recentemente la Corea del Nord ha sparato missili da crociera in mare. E non è il primo lancio dall’inizio dell’anno.

L’obiettivo di stabilizzare l’area del Pacifico e aprirsi al mondo risponde anche ad una crisi interna per il Giappone: l’indice di approvazione per il governo di Kishida è ai livelli più bassi da quando è entrato in carica (ottobre 2021) e un recente scandalo legato ai fondi ha scosso il Partito liberal democratico al potere. Se è vero che il Giappone si abitua facilmente ai cambi governativi, nulla di rassicurante giunge sul fronte sociale: la ripresa dai danni del terremoto dello scorso gennaio procede a rilento e il tasso demografico non accenna a risalire – anche a causa delle disparità di genere. Infine, secondo gli ultimi dati, Tokyo sta scendendo al quarto posto nella classifica dei Paesi economicamente più forti al mondo.

Oltre al Pacifico, in Giappone pesa ancora la questione territoriale con la Russia, rimasta irrisolta dalla seconda guerra mondiale. Da 77 anni, ogni 9 febbraio il governo giapponese partecipa a una cerimonia in cui centinaia di persone commemorano la “Giornata dei territori del Nord” e chiedono la restituzione delle terre conquistate dall’Unione Sovietica nel 1945. Si tratta di Etorofu, Kunashiri, Shikotan e il gruppo di isole Habomai. Quest’anno Kishida ha ammesso che la situazione è difficile, ma ha ribadito la volontà di perseguire un trattato di pace con la Russia per la restituzione dei territori. Al contrario, ancor più dopo la risposta al sostegno del Giappone all’Ucraina, il Cremlino sembra aver ribadito che la questione territoriale è chiusa.

L’Osservatore Romano – 19/2/2024