Blu, rosso e giallo. L’alabarda in mano, il morione sulla testa e l’uniforme di gala. Vigilanza, sicurezza e protezione. Una volta guardia, guardia per sempre. Il giorno del giuramento al «pontefice regnante e ai suoi legittimi successori» è forse il più importante nella vita di una guardia svizzera pontificia. La data in cui si celebra l’ingresso ufficiale delle reclute nel corpo armato al servizio del papa è il 6 maggio. Scelta non casuale.
(…) Principe italiano, pontefice romano con vocazione universale e sovrano europeo, Giulio II incarna il Rinascimento. Una volta eletto, fa passare il corteo attraverso sette archi trionfali costruiti appositamente per l’incoronazione. Da mecenate accoglie nella corte vaticana Bramante, Michelangelo e Raffaello. Stretto nelle logiche provinciali della penisola italiana, punta a fare dello Stato pontificio una potenza europea. A tal fine deve evitare congiure di palazzo e mantenere il controllo interno. Ecco perché il «papa guerriero» istituisce le guardie svizzere e affida loro la propria sicurezza.
Grazie all’esperienza militare maturata al fianco di Carlo VIII, papa Giulio II è consapevole e testimone della forza d’animo e della fedeltà degli helvetii. Al tempo i Cantoni svizzeri contano circa 500 mila abitanti: un numero elevato in proporzione al territorio. Gli svizzeri vivono in condizioni economiche precarie, sono propensi a emigrare e sovente fanno i mercenari al servizio dei grandi Stati europei. Al tramonto del 22 gennaio 1506, 150 mercenari svizzeri entrano a Roma da Porta del Popolo. Sono arruolati da Peter von Hertenstein,cubiculario pontificio e decano del capitolo lucernese. Sfilano sotto la guida del capitano Gaspare de Silenen, patrizio di Lucerna. Il reclutamento è gestito dalla Confederazione, che concede le autorizzazioni e ottiene in cambio cibo o vantaggi commerciali. Come raccontato da Giovanni Burcardo, maestro di cerimonie di Giulio II, i 490 ducati larghi e i 970 ducati comuni per pagare i primi svizzeri vengono anticipati dai fratelli Fugger, la più importante famiglia tedesca di imprenditori e mecenati del tempo.
La devozione di Giulio II agli affari bellici viene rafforzata anni più tardi, quando egli stesso guida l’esercito pontificio nell’assedio invernale di Mirandola. Machiavelli vi vedrà un perfetto esempio di principe, mentre Erasmo da Rotterdam, nel dialogo Iulius exclusus e coelis, lo condanna immaginando il rifiuto di San Pietro ad accoglierlo in paradiso. Nel 1512, un anno prima di morire e malgrado la sconfitta della Lega Santa contro i francesi a Ravenna, Giulio II affida agli svizzeri lo stocco e l’elmo, onori riservati solo ai principi, nominandoli defensores libertatis ecclesiae.
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