No, non si tratta solo di questioni economiche, politiche e sociali se alla fatidica domanda «quando metti su famiglia?» voi adulti non ricevete alcuna risposta da parte di noi giovani. Dietro quel leggero imbarazzo si nasconde ben altro.

Se da un lato l’idea di famiglia sembra essere innata, tutti vorrebbero vivere in una situazione in cui i propri cari si vogliono bene e si amano, dall’altro lato c’è l’incapacità di rispondere a una semplice quanto essenziale domanda: cosa è una famiglia normale oggi?

I casi di divorzio (secondo l’Istat, in Italia ce ne sono stati 83.192 nel 2021) o separazione (in Italia se ne sono registrate 97.913 nel 2021) sono in aumento. Il 22,5 per cento dei giovani italiani preferiscono la convivenza al matrimonio. Così, in Italia i single (che tali andrebbero chiamati, non con l’orribile accezione di «famiglie unipersonali») rappresentano il 33,2 per cento del totale contro il 31,2 per cento delle coppie con figli. Un aumento di quasi dieci punti percentuali rispetto al 2000.

La Commissione europea ha rivelato come le nascite di bambini avvenute fuori dal matrimonio abbiano superato quelle avvenute nel matrimonio in Francia, Portogallo, Bulgaria, Slovenia, Paesi Bassi, Estonia e Danimarca. Pure in Corea del Sud, nel 2022, il numero di nuove coppie è sceso di oltre il 6 per cento, il 46,4 per cento di queste non intende avere figli e il tasso di fertilità totale del Paese si è ridotto allo 0,79 nel terzo trimestre del 2023.

Si dirà che certi cambiamenti sono figli del nostro tempo e di una cultura che sta mettendo in dubbio molteplici concetti del passato. Basti pensare al modo in cui è evoluto il ruolo della donna nella società rispetto solo a cinquant’anni fa, alla sessualità che non è più un tabù, alle coppie civili e al dibattito sulle adozioni per le coppie omosessuali.

Eppure, bisognerebbe fermarsi a riflettere di più su chi sta subendo questo profondo cambiamento e su come lo sta vivendo. Noi giovani siamo i primi interessati: viviamo nelle case in cui queste novità si stanno verificando, i media ci bombardano di molteplici opinioni sul concetto di famiglia, spesso siamo invitati a cercare nell’educazione familiare una soluzione a fenomeni negativi, infine siamo chiamati a costruire la società di domani.

Come se non bastasse, non abbiamo spazi comunitari in cui poter parlare di tutto ciò. Sulle pagine di questa rubrica è stato detto spesso: la politica non crea più luoghi di confronto, i sistemi scolastici sono basati sull’apprendimento e non sul dialogo, gli oratori sono sempre più vuoti, la polarizzazione delle idee è insita ovunque, il presentismo schiaccia la vita nel «qui e ora», annientando la percezione del futuro.

Arrivati a questo punto, verrebbe spontaneo fare una domanda alla società degli adulti che prima cerca nell’istituzione familiare una soluzione e poi si interroga sui motivi della crisi demografica: vi accorgete del mondo in cui viviamo? Esiste la consapevolezza che i giovani non vogliono sposarsi e fare figli non solo perché le prospettive economiche sono poco rosee, ma soprattutto perché stiamo attraversando una profonda crisi antropologica? Se fare un figlio comporta dei sacrifici, chi è disposto oggi, in una società tanto individualista, a sacrificare il proprio tempo per qualcun altro?

Fin qui la diagnosi, forse troppo pessimista per un periodo di festa come quello natalizio. Tuttavia, l’intento di #CantiereGiovani oggi è proprio questo: a Natale giovani e famiglie si riuniscono, tantissimi tornano a casa per passare le feste, spesso pure le coppie separate o divorziate riescono a circondarsi di affetti. Dunque, sarà proprio in un momento simile che, consapevoli dello scenario complesso, bisognerà approfittarne per costruire quel dialogo che tanto manca oggi.

Non ci sarà bisogno di grandi luoghi o di telefoni, non bisogna dimenticare che si sta festeggiando la nascita di un bambino in una mangiatoia. Basterà un tavolo e qualche sedia. Si potranno raccontare aneddoti familiari, vivere ricordi, respirare altre epoche. Senza particolari pretese: il dialogo serve a costruire ponti tra generazioni.

Forse, così sarà più facile riflettere su cosa significa fare una famiglia oggi, soppesare la paura dell’instabilità futura e il timore di creare legami stabili ai modelli che si hanno dentro casa.

L’Osservatore Romano – 19/12/2023