I beduini del Sinai egiziano e dell’israeliano deserto del Negev concordano su un obiettivo: non vogliono i palestinesi tra i piedi. La prospettiva dell’evacuazione di parte dei gaziani verso i loro territori atavici, su cui in Israele molti ragionano, sarebbe per loro una catastrofe.
I badawiyyīn sono una popolazione nomade che vive nella bādiya, il deserto. Dedita alla pastorizia o all’allevamento, divisa in tribù e clan composti da grandi famiglie. I beduini sono per lo più musulmani poco praticanti. Abitano territori che appartengono a Stati diversi – a cominciare dalla Giordania, dove sono riferimento imprescindibile per la dinastia hashemita – sicché ogni tribù fa per sé. Li accomuna un solo credo: la difesa e l’indipendenza del proprio territorio, desertico quanto strategico. Se prima la guerra rappresentava l’unico modo per raggiungere l’obiettivo, oggi i beduini preferiscono il profumo degli affari: turismo, traffico e contrabbando.
Nel Sinai vivono da secoli oltre venti tribù beduine. Trascurati dal governo egiziano che cerca di amministrare la Penisola ma non riesce a controllarne la permanente instabilità, i beduini che abitano il Nord hanno colto il valore di un territorio confinante con la Striscia di Gaza e con Israele.
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