La Polonia non invierà più armi all’Ucraina né intende riaprire i confini alle rotte del grano proveniente dal paese confinante. La decisione, resa nota dal primo ministro polacco Mateusz Morawiecki, va letta entro almeno tre dimensioni.

La prima: il prossimo 15 ottobre in Polonia si terranno le elezioni parlamentari. Se nel 2019 il partito attualmente al governo Diritto e Giustizia (PiS) aveva ottenuto il 43,6% dei voti, gli ultimi sondaggi lo danno al 38%. L’opposizione guidata da Donald Tusk non è poi troppo lontana. Perciò il partito conservatore di Morawiecki ha ritenuto necessario insistere sulle principali esigenze popolari: difendere l’industria agricola – da molti definita “l’essenza della Polonia” – e aumentare l’impronta nazionalista.

Le aziende agricole a conduzione familiare sono un pilastro elettorale del PiS. Nel 2021 il settore della trasformazione alimentare ha coinvolto oltre 1.200 aziende e ha rappresentato il 5% del pil della Polonia. Soprattutto, nelle zone rurali abita il 40% della popolazione. Personaggi come Michał Kołodziejczak, capo di Agrounia, movimento contadino che protesta regolarmente contro il governo, sono ormai avviati alla carriera politica.

Ciò non significa che la mossa di Morawiecki sia legata solo alle elezioni, anzi. Qui s’inserisce la seconda dimensione: Varsavia è stata uno dei più fedeli alleati di Kiev fornendo aiuti militari, finanziari e umanitari per 4,27 miliardi di euro e facendo pressione sui paesi occidentali. Ora, ambizioni nazionalistiche richiedono mezzi sufficienti, ossia – come ha detto Morawiecki – richiedono di “armare noi stessi”. Tutto questo ha un costo.

Il ministero della Difesa ha stimato che il rinnovamento delle Forze armate costerà a Varsavia 110 miliardi di euro. L’esercito conta oggi 300 mila unità, ma potrebbero volercene altre. Anche il progresso tecnologico va sostenuto adeguatamente per non risultare troppo deboli in fase di trattativa. Diversi elettori di destra non gradiscono un sostegno eccessivo all’Ucraina e, in generale, la minaccia della Russia continua a pesare sulla popolazione. Varsavia non può permettersi di continuare ad armare Kiev all’infinito.

Certo, la Polonia non avrebbe compiuto una mossa simile senza l’assenso degli Stati Uniti. Da Washington, soprattutto in vista della campagna elettorale, tanto i repubblicani quanto i democratici sembrano meno convinti della vittoria dell’Ucraina.

Ma la riduzione del sostegno non può essere drastica. Perciò un ulteriore pacchetto americano da 197 milioni di dollari è sì stato approvato, ma esso non prevede ancora i tanto richiesti missili a medio raggio. Una nuova strategia potrebbe essere quella di convincere i paesi europei che hanno fatto di più a fare di meno. Fra questi la Polonia, consapevole che la copertura Nato le garantirà una notevole sicurezza indipendentemente dall’esito della guerra.

Limes – 22/9/2023