«Roma è una città per giovani?» Per rispondere a questa domanda non serve interpellare gli esperti. Basta far parlare i dati. E se è vero che attraverso le statistiche si potrebbe rischiare di offuscare idee o opinioni, occorre ammettere che la contemporaneità, per essere compresa al meglio, richiede l’aiuto delle analisi e dei numeri. Di seguito, la loro interpretazione e condivisione. Così si può scoprire che dietro i dati si nascondono risposte. Strategie. Visioni. Prima di capire se Roma è una città per giovani, occorre capire chi sono i giovani. Nella ricerca che qui si prende in esame ci si riferisce alle persone con età compresa tra i 18 e i 30 anni. Ossia, il 9,4% della popolazione romana (dati Istat, 2020). Dove sono distribuiti? In che zone della città? Viene in aiuto MappaRoma.info, una piattaforma online che propone mappe su tutti i quartieri romani. Se ci si sofferma sulla loro #mappa5 si nota subito una caratteristica fondamentale della città: gli anziani vivono al centro e i giovani fuori dal Grande Raccordo Anulare. Mentre Testaccio o Villaggio Olimpico hanno una quota di popolazione giovane vicina al 22%, quartieri periferici come Sant’Alessandro o Porta Medaglia raggiungono valori intorno al 35%. Uno scarto di 13 punti percentuali in una sola città. Il motivo? Gli elevati costi di acquisto e affitto delle abitazioni nel centro della città. Secondo una ricerca de «Il Sole 24 Ore», il gap degli affitti tra centro e periferia a Roma è pari al 173,3%. Tradotto: a Trastevere la media degli affitti per le case si aggira sui 23,3 euro/m², mentre a Castelverde ci si aggira sugli 8,7 euro/m².

Dunque, i giovani sono fuori dalle mura della città. Eppure, le zone centrali sono sinonimo di bellezza e vitalità. Che fare? C’è almeno un buon trasporto pubblico dall’esterno all’interno dell’Urbe? Per rispondere a questa domanda, in effetti basterebbe salire su un mezzo di trasporto locale. Ma per rimanere sulle statistiche viene utile Local Opportunities Lab, un hub di ricerca che elabora dati granulari sulle economie locali. Scopriamo che la velocità media degli autobus romani è di un terzo inferiore alle città del nord. La disponibilità di mezzi pubblici (intendiamo metro, bikesharing, carsharing, piste ciclabili, filobus/tram) è uniformemente bassa rispetto a molte altre città italiane. La maggior parte della popolazione che vive nei quartieri periferici, interni ed esterni al Gra, non ha accesso diretto al trasporto pubblico su ferro. Nel centro storico passano 96 mezzi pubblici al minuto. A Tor San Giovanni o sull’Appia Antica ne passa 1 al minuto.

Durante il giorno, i ragazzi o studiano o lavorano. Roma è in grado di accoglierli da questi punti di vista? Il sistema universitario romano si basa su ben 17 università. È il numero più alto in Italia. Ma le università romane pubbliche sono anche fra le più costose: in media, la Sapienza costa ai propri studenti 569€ e Tor Vergata 381€. Secondo l’Ufficio di statistica Roma Capitale, nell’anno accademico 2019/2020 il numero di immatricolazioni è calato dello 0,5% rispetto all’anno precedente. Roma e Napoli sono le uniche città ad aver segnato un calo delle iscrizioni, a differenza degli incrementi riscontrati a Palermo (+13,9%), Milano (+6,3%), Torino (+4,4%) e Bologna (+4%). Gli studenti romani laureati nel 2019 sono in calo del 2,3% rispetto al 2018. Il valore è in controtendenza anche rispetto al dato nazionale (+3,4%). Dall’altro lato, molti giovani lavorano. Secondo una ricerca de «Il Sole 24 Ore», nel 2021 il tasso di disoccupazione giovanile a Roma si attesta al 24%. Più basso di Napoli (44,1%), più alto di Milano (14,1%). Avvertenza: 6 giovani romani su 10 ritengono che non ci sia una forte connessione tra il proprio lavoro e il percorso formativo realizzato. Le imprese con un titolare under 35 sono il 7,3% del totale. Milano fa peggio (6,5%), Napoli meglio (11,2%).

In smartworking o con le lezioni a distanza, i ragazzi hanno bisogno di internet. I servizi offerti dalle città contemporanee non si basano più solo sulla mobilità. I dati relativi alla capacità della rete internet a Roma li fornisce di nuovo MappaRoma.info. Per la fibra ottica fino alla postazione dell’utente, Roma ha una copertura del 96%: 103 zone urbanistiche su 155 hanno copertura totale. Le zone esterne al Gra sono caratterizzate da una variabilità della copertura che oscilla tra il 10 e l’80%.

Tuttavia, ci sono anche molti giovani che non lavorano né studiano. Secondo l’ultimo rapporto di Roma Capitale elaborato su dati Istat, nel 2019 a Roma i neet (Neither in employment or in education or training) tra 15 e 29 anni sono oltre 115 mila. Il tasso è cresciuto del 44,9% rispetto al 2008. I giovani neet sono divisi equamente fra i sessi. Ma il dato più curioso e sconfortante è che il 17% di loro ha già acquisito un titolo universitario e il 54,2% ha un diploma superiore. Un confronto? Secondo il rapporto Anpal, rispetto a Roma, nel 2017 Milano aveva un tasso di neet più basso (15,62%) e Napoli più alto (37,64%). Se c’è meno lavoro e meno studio, si diventa autonomi sempre più tardi. Infatti, il 34,4% degli under 35 romani continua a vivere con i propri genitori.

I dati sono tanti. Le riflessioni e le domande che provocano, forse, ancora di più. Il binomio tra Roma e giovani sembra essere piuttosto complicato. Non a caso, «Il Sole 24 Ore» posiziona Roma al penultimo posto (!) per comune italiano in cui i giovani vivono meglio. Peggio di Roma c’è solo la provincia di Sud Sardegna. Napoli si posiziona poco più sopra (al 103° posto) e Milano al 76°. È un problema così sottile che le cause e le conseguenze di queste carenze si mescolano. Roma è una città difficile per i ragazzi perché offre pochi servizi? Oppure, i servizi sono scarsi proprio perché ci sono pochi giovani e, dunque, poca domanda? Ma se c’è poca domanda, l’offerta non dovrebbe essere migliore?

Anche da questo punto di vista, l’Urbe è enigmatica. Misteriosa. I ragazzi sono tornati dalle vacanze estive. Felici. Normali. Così tanto da sembrare l’uno simile all’altro. Eppure, dietro la loro persona, c’è una storia. Un quartiere. Una vita che va a comporre i dati presi in esame. «L’Osservatore Romano» lo farà nelle prossime settimane. Perché anche i numeri possono raccontare la storia di una persona. A modo loro, certo. Ma possono. Le storie si nascondono ovunque.


L’Osservatore Romano – 4/9/2021

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