Dei giovani non basta parlare. Bisogna ascoltarli, comprenderli. Ma soprattutto farli parlare. E allora eccoli. Priscilla, Andrea, Simone, Francesco, Alessandro. Sono i ragazzi che hanno fondato e gestiscono TracciaRoma, un progetto multimediale attivo sui social e sulle piattaforme d’ascolto streaming (Spotify e Apple Podcast), interamente dedicato a Roma. C’è un nuovo modo di raccontare la città e i suoi luoghi. Più breve, più diretto, molto “social”. Basta scaricare un’applicazione e riprodurre il podcast. Una giovane voce inizierà a raccontarvi un angolo sempre diverso di Roma. Oggi questi ragazzi li ascolteremo attraverso le parole scritte su carta. Risultato finale? Tre insegnamenti. L’amore per la città. Il lavoro di gruppo. La capacità di comunicare. Amore, lavoro, condivisione. Tre parole, tre sfere della società. Uno sfondo: Roma.
Come nasce il progetto TracciaRoma?
TracciaRoma nasce da molti stimoli. Il primo è l’amore per la città in cui viviamo. Poi c’è la volontà di mantenere un impegno parallelamente allo studio e al lavoro. Mettersi alla prova. Il nostro obiettivo è arrivare ai giovani attraverso i giovani. Vogliamo contribuire a risolvere la carenza d’interesse dei ragazzi verso il patrimonio artistico. Dunque, cerchiamo di avvicinarli alla storia e all’arte attraverso smartphone e social. Non è così semplice come sembra. I telefoni sono oggetti pieni di distrazioni: basta un messaggio o una notizia e l’attenzione si disperde. Perciò, la nostra efficacia comunicativa si basa su messaggi brevi e interattività, fatta di video o foto. Il format giusto ancora non esiste. È in continua evoluzione. Come noi. Il nome deriva dall’idea alla base del progetto: quella di tracciare dei percorsi da poter ripercorrere dopo aver assorbito contenuti multimediali attraverso i social e gli episodi del podcast TracciaRoma.
Podcast, Instagram, brevità. Tre ingredienti perfetti per creare un contenuto attraente. Ma forse, più di ogni cosa, dietro l’efficacia di TracciaRoma c’è la presenza dei giovani. Siete d’accordo?
Tutti i nostri contenuti sono fatti da ragazzi e indirizzati in primis ai giovani. Da ogni punto di vista. Non solo nozionistico. Cerchiamo di coinvolgere i coetanei che desiderano sposare la nostra idea. Poi, ogni volta che creiamo un contenuto cerchiamo di far comprendere la dedizione e il tempo che vi è dietro: speriamo che il nostro impegno possa stimolare i ragazzi ad avere il coraggio e la voglia di attivarsi intraprendendo i progetti in cui credono. Spesso, le loro capacità non vengono cercate. Nessuno le scopre. Neanche i ragazzi stessi. E, di conseguenza, nessuno li esalta. Perciò, a volte, gli stimoli più efficaci sono rappresentati dagli esempi dati dagli altri ragazzi. È un processo di crescita condivisa.
C’è qualcosa di nuovo che anche voi avete imparato attraverso questa esperienza?
Sicuramente. Abbiamo imparato a lavorare in gruppo per un obiettivo comune. TracciaRoma ci ha anche fatto capire che il desiderio di cultura e il bisogno del sapere sono ancora oggi molto presenti, soprattutto tra i giovani, nonostante la società in cui viviamo tenda spesso a nasconderli. Giorno dopo giorno conosciamo luoghi, storie ed aneddoti nuovi. Questo rinnova in noi il desiderio di portare avanti con determinazione il progetto perché crediamo nella ricchezza inestimabile del patrimonio romano. La nostra idea di base è che TracciaRoma ha le potenzialità per arrivare ad ogni persona di età e grado d’istruzione. Perché no, anche nelle scuole. Per comunicare in modo nuovo e alternativo. Più accessibile e diretto. Tutti ne abbiamo bisogno.
Giovani e Roma. Un binomio che a molti sembra difficile. Roma è una città per giovani?
Oggi la città è in grado di offrire numerosi luoghi di ritrovo e di socialità, anche per i ragazzi. Parchi, playgrounds, quartieri ricchi di ristoranti e locali. Ma i giovani durante il giorno fanno altro: o studiano o lavorano. Perciò, per migliorare questo rapporto, si potrebbe pensare d’investire in strutture dove sia possibile studiare e lavorare. Dopo le lezioni in università o in smart-working. I ragazzi non devono essere costretti a tornare a casa per carenza di spazi pubblici come biblioteche comunali o internet point. Ma devono rimanere in luoghi dove si respirano due arie: quella della cultura e quella della comunità. La cultura è alla base della comunità. È lo strato sociale che ci accomuna. Il contatto la può favorire. Può stimolare la creatività. Perciò tali servizi devono essere stimolati dalla città e non solo dai privati. Mettere in atto iniziative che pongano al centro non solo Roma, ma anche un reale interesse collettivo. Una comunità. Fatta soprattutto di e per ragazzi.
L’Osservatore Romano – 28/8/2021